biografia di michelangelo
IL GIOVANE MICHAELANGELO BUONARROTI FINO AI SUOI PRIMI ANNI
Le fonti più note sulla vita e le opere di Michelangelo Buonarroti Sono Giorgio Vasareio sono due”Vite” e quelli di Ascanio Condivi.
Il primo, un architetto di Arezzo, risiedeva in Roma ma tornò definitivamente a Firenze In 1554. Divenne uno dei massimi interpreti delle principali vicende artistiche della città, scrittore e storico della vita creativa italiana.
Il secondo, discepolo del maestro, era una fonte evidente e ben informata, e sembra di sì Michelangelo lo stesso se ne servì per rettificare alcuni episodi narrati da Vasari con cui non era d'accordo.
Michelangelo è nato in Caprese In Casentino, regione compresa tra Chiusi della Verna e Arezzo, il 6 marzo 1475. Suo padre, Lodovico di Leonardo Buonarroti Simoni, fu sindaco di Chiusi della Verna e di Caprese.
La famiglia era di Firenze e vi tornò poche settimane dopo Michelangelola nascita di; terminato il suo incarico in Val Tiberina, il padre si stabilì a Settignano. Lo racconta Condivi Michelangelo amava identificarsi come fiorentino e attribuiva origini nobili alla sua stirpe Buonarroti-Simoni, facendola risalire ai conti di Canossa.
Michelangelo fu affidato a una balia che era figlia e moglie di scalpellini, e in seguito riferì scherzosamente di aver imparato l'arte di scolpire”mentre succhia il latte.” Sua madre morì prematuramente, lasciando il bambino a sei anni.
Cresce in un'atmosfera di austerità che instilla nel suo animo un velo di tristezza e amarezza che lo accompagnerà per tutta la vita, riflettendosi nel suo lavoro artistico insieme agli effetti dei drammatici e tumultuosi eventi storici avvenuti in Toscana e in Italia. tra il tardo 15diciassettesimo e presto 16XVI secolo.
Si narra che suo padre volesse che diventasse giurista e lo iniziasse così allo studio della grammatica sotto la guida dell'umanista urbinate Francesco Galatea. Tuttavia, a tredici anni, fu presentato da un amico pittore più anziano, Francesco Granacci (1469-1543), che avrebbe poi lavorato a fianco Michelangelo sugli affreschi del cappella Sistina da 1508 A Roma.
Granacci lo presentò alla bottega di Domenico Ghirlandaio, figura di spicco della pittura rinascimentale fiorentina di allora, insieme a Leonardo Da Vinci. Michelangelo entrato nell'officina di Domenico E Davide Ghirlandaio quando i due fratelli erano impegnati ad eseguire gli affreschi del Cappella Maggiore Di Santa Maria Novella a Firenze per il Tornabuoni ffamiglia. Michelangelo è stato assunto come apprendista con contratto triennale.
Condivi racconta che suo padre ei suoi fratelli non erano d'accordo Michelangeloscelta e ritenuto inadatto alla statura della famiglia. Alla fine però il padre firmò un contratto di apprendistato triennale con un compenso di 24 fiorini: sei per il primo anno, otto per il secondo e dieci per il terzo.
L'accordo prevedeva che il giovane apprendista imparasse a dipingere e ad esercitarsi. Allo stesso tempo, Domenico, Davide di Tommaso, e di Currado del Ghirlandaio poteva chiedere aiuto all'apprendista.
Il contratto, datato 1 aprile 1488, è singolare perché gli apprendisti di quel tempo venivano solitamente assunti all'età di dieci anni e non percepivano alcun compenso, almeno per
Il primo anno non ha fornito alcun aiuto al maestro ma si è concentrato sul disegno riproducendo su carta le opere del maestro. Invece, Michelangelo fu assunto anche con l'incarico di dipingere.
Come racconta Vasari, Michelangelo presto attirato l'ammirazione di Domenico, che rimase “stupefatto dalla nuova maniera e dall'imitazione del giovane allievo” nel suo disegno.
Giovane Michelangelo mostrava una forte iniziativa e una grande indipendenza di pensiero, cosa rara in botteghe fiorentine, anche se giovani talenti li popolavano.
Tuttavia, Michelangelo non si limitò agli esempi e ai modelli offerti dalla bottega ma li cercò direttamente, come in Santa Croce per gli affreschi di Giotto o nel Cappella Brancaccio presso la Chiesa del Carmine in Oltrarno, da cui fu profondamente influenzato Masaccio's grande affresco raffigurante la Cacciata dal giardino dell'Eden, che è ormai universalmente riconosciuto come un'opera rivoluzionaria.
Michelangeloil rapporto con il Ghirlandaio il workshop si è concluso dopo appena un anno. Vasari racconta di essere stato introdotto nel giardino mediceo di fronte al monastero di San Marco dallo stesso amico, Granaci. Altri dicono che lo chiese Lorenzo il Magnifico Ghirlandaio da consigliare “un giovane artista di talento con inclinazione per la scultura.
" Da quel momento in poi, Michelangelo frequentò la scuola di scultura sotto il patrocinio di Lorenzo il magnifico, uno dei più grandi mecenati della storia, diretta dallo scultore Giovanni di Bertoldo, un discepolo del grande Donatello.
comunque, il Giardino Mediceo In San Marco non era solo una scuola di scultura e disegno, prefigurando quella successiva Accademia del Design stabilito da Cosimo I de' Medici. Era anche un luogo di incontro per illustri intellettuali e filosofi dell'epoca, come Marsilio Ficino, Angelo Poliziano, Pico della Mirandola, E Cristoforo Landini.
Marsilio Ficino, grande umanista, e filosofo, aveva allora tradotto in latino gli antichi filosofi greci, a cominciare da Platone in 1468 e poi Plotino dentro 1492. Il primo fu il punto di riferimento essenziale per il suo pensiero filosofico, che cercava una conciliazione tra il pensiero platonico e la dottrina cristiana, l'umanesimo ei principi religiosi.
Ficino ha rappresentato una visione di “bellezza” che influenzò fortemente la cultura e l'arte del Rinascimento maturo.
MichelangeloGli incontri con gli intellettuali dell'epoca nel giardino ei successivi incontri nel Ville Medicee erano vitali per i giovani Michelangelo. Lo hanno portato a conoscere e condividere il filosofico neoplatonico pensiero che sarebbe stato decisivo nel plasmare il suo stile originale e la concezione artistica dell'umanità.
MichelangeloL'inclinazione filosofica di diventa ancora più pronunciata quando, in 1494, dopo la morte di Lorenzo il Magnifico e una vacanza a casa di suo padre, in cui lo troviamo Bologna, dove, in attesa di commissioni di lavoro, scrive i suoi primi versi e si cimenta profondamente nella lettura volgare di Dante Alighieri E Francesco Petrarca.